Giovanni Vicentini scrisse questo articolo per la rivista, nel febbraio del 1990.
Il luogo
“Il terreno e il paese, non l’uva, fanno la differenza dei vini”. Così scriveva Plinio, ed è una verità che «la strada del prosecco» in provincia di Treviso può dimostrare a quanti vogliano percorrerla fino in fondo. La prova del nove è facile trovarla fra i colli di Conegliano e Valdobbiadene ai piedi delle Prealpi venete.
Qui la vite non solo è tutto uno spettacolo di natura, ma è anche un perno, un volano non secondario dell’economia del luogo. L’industriosità di produttori e trattori ha saputo ammantare di viti le benedette «rive» dei colli che, sotto la protezione di santi stagionati come i loro nomi, ma non per questo meno larghi di favori come san Vigilio, san Gallo e via dicendo, guardano verso la piana della Sernaglia, il Piave e il Montello e creare una costellazione di Aziende, e perché no, di pubblici esercizi dove si può bere il famoso Prosecco, il vino, è da supporre, caro a Cima da Conegliano.
Sotto i denti
Non solo, ma mettere sotto i denti anche certi «spiedi» fatti sulle braci da osti del buon tempo antico, oppure il formaggio di latteria e la ‘sopressa’ saporita propri, magari, di quella eclettica ‘taverna‘ all’aperto di Col San Martino, vicino a Pieve di Soligo, tra legni e ragnatele, che si apre quando c’è lui, Aldo Giotto, personaggio d’altri tempi, per la delizia vostra ma anche sua.
Autori della strada
A chi spetta l’iniziativa di questa strada, la prima nata in Italia intitolata a un vino?
A tre trevigiani di buona memoria (Italo Cosmo, Bepi Mazzotti e Giuseppe Schiratti) che, innamorati della loro terra e sostenitori a oltranza dei vinattieri compaesani, si sono trovati d’accordo sul come far meglio fruttare i talenti di questa grande vigna della Marca.
Nel comprensorio che la strada attraversa opera un Consorzio del Prosecco con il compito, prima, di vigilare affinché non siano posti in vendita con il nome di «Prosecco dei colli di Conegliano-Valdobbiadene» vini che non ne abbiano l’origine e le caratteristiche.
Poi, promuovere lo sviluppo e migliorare la produzione. Certo che il Prosecco di venti, trenta anni fa [al 1990, ndr], occorre dirlo aveva altra stoffa, più personalità, poiché le nuove tecnologie gli hanno dato un abito festivo ma fatto in serie.
Il Prosecco
Ma che vino è il Prosecco? Un vino che canta in bocca.
Il prof. Tullio De Rosa [che mancherà quattro anni più tardi], vissuto a Prosecco, ne parla così: «La gioventù è la sua bandiera, come l’anziana austerità potrebbe, invece, per ben altre ragioni, essere il pregio di un rosso Barolo».
Il maestro aggiunge: «Quantunque il Prosecco sia già gustoso poche settimane dopo la fine della fermentazione e migliori via via durante l’inverno, esso trova il suo punto di equilibrio e di massimo apprezzamento a fine primavera, punto che conserva peraltro per alcuni mesi dopodichè, dal successivo autunno in poi, ne è evidente il declino, il caratteristico profumo di fiori d’acacia o di glicine scompare, si iniziano fenomeni di lenta maderizzazione».
Tipologie di Prosecco
Il catalogo ufficiale ne distingue due tipi, uno di Conegliano, l’altro di Valdobbiadene, caratterizzati da un diverso uvaggio.
Il Prosecco si presenta in due distinte versioni, asciutto o amabile, frizzano spumeggiante, diversi per profumo e sapore, il primo delicato, il secondo più fruttato.
Un sottotipo spumante è il Cartizze che prende il nome dalla collinetta attorno a San Pietro di Barbozza.
Ai giusti livelli è una vera e propria «griffe» e questo spiega le tante, troppe imitazioni.
Ne è passato del Cartizze… sotto i ponti dai tempi in cui la Serenissima ritirava la licenza di commercio a chi commetteva «malitias et falsitates».
Lo spaccio del Cartizze
Dove si trova, oggi, l’originale?
Dall’amico e a patto che sia un amico vero. Ci sono, poche, marche di tutta garanzia.
Ogni anno la Confraternita del Prosecco, gelosa custode delle tradizioni, assegna la sua etichetta a un certo numero di bottiglie a concorso.
Assicurarsele è un terno al lotto. Come è un privilegio essere da lei cooptati fra i Nobilissimi Cavalieri.
Corre voce che il giorno delle Nozze di Cana, il prossimo mese, aprirà le porte al Ministro dei Trasporti Bernini.
Forse la scelta non è casuale: chissà che attraverso di lui il Prosecco non dia un po’ più di spinta alle Ferrovie dello Stato.
2022
Ci rifiutiamo, per decenza, di inserire un link al nome dell’ex ministro.
Inseriamo invece volentieri il riferimento al sito ufficiale della Strada del Prosecco.